“In vista dell’incontro con le organizzazioni datoriali annunciato dal Governo, la CNA chiede l’istituzione di un tavolo permanente per trovare soluzioni efficaci e condivise sul riordino del sistema degli incentivi così da assicurare un volano della crescita e strumenti per realizzare la transizione energetica. Senza risposte convincenti nell’incontro di lunedì prossimo, cercheremo in accordo con altre associazioni di definire azioni di protesta”. Con queste parole il Presidente nazionale CNA, Dario Costantini, e il Segretario Generale, Otello Gregorini, chiudono l’editoriale pubblicato oggi sul quotidiano Il Foglio nel quale sottolineano che il decreto varato dal Governo sugli ecobonus “rappresenta un durissimo colpo al sistema degli incentivi per la riqualificazione energetica e messa in sicurezza del patrimonio immobiliare privato e aggrava il problema dei crediti incagliati”.

La decisione del Governo è grave sotto il profilo del metodo e provoca “una frattura preoccupante sulle strategie e la gestione delle politiche economiche producendo un impatto fortemente negativo sulle aspettative di crescita e sui livelli occupazionali”, è il monito di Costantini e Gregorini.

L’insieme dei bonus edilizi nei primi 10 mesi del 2022 ha attivato investimenti per un ammontare di oltre 74 miliardi, con un incremento del 224% sullo stesso periodo del 2019, ultimo anno senza il meccanismo della cessione del credito.

La scelta del Governo pertanto comporta la rinuncia a investimenti aggiuntivi privati per una cifra di oltre 50 miliardi annui. I riflessi dell’orientamento, incomprensibile, del Governo saranno una drastica riduzione dell’attività per centinaia di migliaia di operatori della filiera che conta circa 750mila imprese, in larga parte micro e piccole.

Si rompe il percorso virtuoso avviato dal paese con una prospettiva di medio e lungo termine per la riqualificazione energetica degli immobili che nei prossimi anni dovrebbe attivare interventi su circa 8 milioni di edifici per stare al passo con gli impegni europei. Si blocca la messa in sicurezza degli immobili rispetto a terremoti e alluvioni che colpiscono spesso l’Italia provocando la perdita di vite umane e danni materiali per decine di miliardi.

Il decreto trascura i grandi obiettivi della transizione energetica, dimentica le imprese ma aiuta il sistema bancario in termini di garanzie giuridiche. Non solo, il provvedimento vieta anche le iniziative da parte di Regioni, Province e Comuni che si sono attivati per offrire un contributo all’emergenza dei crediti incagliati. Iniziative lodevoli che andrebbero spronate e che indicano la gravità della situazione sul territorio dove almeno 40mila imprese sono a rischio fallimento per aver rispettato una legge, anticipando ai clienti un bonus riconosciuto dallo Stato.

Leggi l’articolo completo

Condividi su