A pagare sempre le imprese di Giuseppe Oliviero – Vice Presidente CNA

Capiamo bene le preoccupazioni per l’impennata dei contagi delle ultime due settimane e per la possibile veloce saturazione dei posti letto nelle terapie intensive, ma non possono essere sempre le imprese private e i loro dipendenti a pagare il conto. E’ urgente una riprogrammazione di alcuni servizi, a partire da quelli sanitari, maggiori controlli. Ancora una volta, di fronte al peggiorare dei dati sanitari, i sacrifici maggiori vengono chiesti a chi ha un’attività in proprio e ai suoi dipendenti.

 

Quali dati settore per settore che giustificano la chiusura di alcuni settori? Vorremmo capire, e vanno spiegate le ragioni e la base oggettiva per le quali è stato deciso che palestre, cinema e affini debbano restare permanentemente chiusi, i bar e ristoranti debbano abbassare le saracinesche alle 18, quando per la stragrande maggioranza di loro inizia l’attività. Esistono dati che provano che i contagi partano soprattutto da questo tipo di attività? Se esistono, e vorremmo conoscerli, alziamo le mani, ma se non ci sono prove oggettive le nuove misure contenute nell’ultimo DPCM non hanno senso. Pensiamo a tutte le risorse investite da questi imprenditori per adeguare i locali e riprogrammare la gestione della loro attività sulla base delle misure sanitarie necessarie a prevenire i contagi; pensiamo anche agli ulteriori investimenti per rifornire il magazzino, come nel caso dei ristoranti per assicurare la ripartenza dopo il lockdown di primavera. Imporre di non lavorare dopo le 18 equivale, per la gran parte di loro, a chiudere bottega visto che per moltissimi sono proprio le ore serali quelle in cui l’attività si volge appieno. Senza contare i danni provocati all’intera filiera. Per i lavoratori la parziale copertura dei mancati guadagni è garantita dalla cassa integrazione, al netto degli imperdonabili ritardi con cui viene erogata. Ma per gli imprenditori, i ristori assicurati finora sono solo un palliativo che probabilmente, anche stavolta, arriverà troppo tardi. Per quanto riguarda il mondo dello spettacolo e della cultura, addirittura non c’era ancora stata una vera ripartenza. Dietro l’angolo c’è solo il fallimento e la perdita di tantissimi posti di lavoro».

 

Scuole e trasporti. L’esperienza di questo primo mese e mezzo sta dimostrando che la scuola in sé non rappresenta un serio rischio di contagio. Il problema semmai è fuori, soprattutto durante l’uscita, quando non sono previsti controlli né nelle adiacenze degli istituti scolastici, né in prossimità delle fermate degli autobus per impedire che si verifichino assembramenti e che l’utilizzo della mascherina diventi un optional. Piuttosto vanno riprogrammati e scaglionati gli orari di entrata e uscita e ridotta ulteriormente la capacità di portata degli autobus, con contestuale aumento delle corse attraverso l’uso massiccio dei mezzi delle imprese private. Congiuntamente vanno ripensati i tempi della città per evitare orario di affollamenti ed ingorghi. La stessa mancanza di controllo riscontrata anche nelle zone della città dove si concentra la socialità, giovanile. Cominciamo da qui. Come associazione stiamo facendo pressione sul governo affinché vengano riviste le misure emanate con l’ultimo DPCM e riorganizzati i trasporti. Come mondo delle imprese, se necessario, ci rendiamo anche disponibili a rivedere in maniera eventualmente più restrittiva i protocolli di sicurezza. Ma basta chiusure generalizzate di interi comparti.

 

Infine, sottolineiamo che in una fase così delicata le imprese avrebbero bisogno di una pubblica amministrazione che sappia stare loro vicino. Invece i tempi di tutti gli adempimenti amministrativi si stanno allungando vertiginosamente, segno evidente che lo smart working dei dipendenti pubblici non sempre garantisce risultati adeguati. Non tutti sembrano ancora avere l’esatta percezione che a una chiusura massiva delle imprese corrisponderebbe il fallimento dello Stato.

 

Si sono fatti già troppi errori in questi ultimi mesi, per il prevalere di interessi particolari, territoriali e di categoria.

La politica sta dando una brutta immagine di se: litigiosa e con una visione di breve respiro. Il problema è serio.

Ora abbiamo bisogno di una visione complessiva condivisa tra le migliori forze produttive e sanitarie del paese per salvare, insieme, Salute, Lavoro e Imprese.

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